Qualche mese fa nei nostri archivi abbiamo ritrovato l’etichetta di una lozione per capelli, verosimilmente prodotta negli anni ’70.

L’etichetta, non particolarmente ricercata per nobilitazioni o tecniche di stampa, ha incoraggiato una riflessione sull’evoluzione green del nostro settore.

IL CASE STUDY

Utilizziamo l’etichetta Javol come caso di studio rivisitandola in chiave ecosostenibile.

Alla guida del nostro progetto le “3R”- Ridurre, Riutilizzare, Riciclare – che applicheremo alle diverse parti dell’etichetta: la stampa, il frontale, l’adesivo.

LA SOLUZIONE

Stampa: abbiamo deciso di “Ridurre” gli impianti e gli scarti, scegliendo una stampa digitale e utilizzando il Silver-Ink anziché una lamina foil.

Il frontale è realizzato con un polipropilene riciclato, proveniente da scarto pre-consumo: “Riutilizzare”.

Per “Riciclare” puntiamo sull’adesivo, un innovativo wash-off che attraverso il lavaggio in una soluzione di acqua calda e soda permette il pulito distacco dell’etichetta, facilitando la separazione dei materiali.

IL RISULTATO

L’evoluzione della tecnologia e dei materiali permette oggi di agire su più fronti nella realizzazione di una “semplice etichetta”, offrendo pressoché infinite soluzioni eco-friendly.

Il risultato del nostro case study è un’etichetta con un impatto ambientale drasticamente ridotto.

Ispirandoci al famoso quadro del surrealista René Magritte “Ceci n’est pas une pipe” (1928-29), giochiamo anche noi sul paradosso:

questa non è una semplice etichetta, bensì una delle possibili riproduzioni in chiave sostenibile.

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